Tanto per cominciare, facciamo chiarezza.
La denominazione Midnight Movies non è una trovata per rendere il titolo dell’articolo interessante perché i cosiddetti Film della Mezzanotte esistevano davvero (Zio Tibia non c’entra…).
Tutto ebbe inizio nei primi Anni ’50. In quegli anni, la Screen Actors Guild (il sindacato degli attori), decide di cominciare a distribuire una serie di film a basso budget, di serie B se non Z, nelle fasce notturne della programmazione televisiva.
Inaspettatamente, l’idea, nata per far girare soldi e riempire dei vuoti, ha un discreto successo tanto che presto si diffonde ad ogni stazione televisiva dando vita ad una serie di pittoreschi show presentati da personaggi altrettanto particolari (scommetto che il nome Elvira la Vampira, vi fa suonare qualche campanello…)
È nel 1957 che i Film della Mezzanotte invadono anche le sale cinematografiche.
Il primo ad essere proiettato è “La maschera di Frankenstein”, diretto da Terence Fisher, prodotto dalla famigerata Hammer e interpretato niente di meno che dallo Sherlock televisivo, Peter Cushing nonché da un giovane Christopher Lee. Da qui in avanti la strada è spianata e le proiezioni della mezzanotte diventano un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati di film trash, splatter, gore e via dicendo, snobbati dalle grandi case cinematografiche.
Dopo decenni di successi inaspettati, arriva il declino anche per queste proiezioni fuori orario e a partire dal 1977, le sale cinematografiche che distribuiscono le pellicole, chiudono una dopo l’altra. Nonostante la lenta discesa nel dimenticatoio, nei primi anni ’80, escono alcuni film che vengono prelevati dal circuito notturno per essere affidati alla grande distribuzione. Tra questi ci sono anche “La Casa” (1981) di Sam Raimi e “Pink Floyd The Wall” (1982), di Alan Parker.
Qui di seguito ho selezionato una rosa di 5 lungometraggi, alcuni più noti, altri meno, che meriterebbero di far parte della collezione di ogni cinefilo che si rispetti.
Visto, però, che i gusti sono gusti, lascio a voi il giudizio finale.
1) “La Notte dei Morti Viventi” (1968)
Scritto, diretto, fotografato e montato dal Deus ex Machina George Romero, il film è diventato il capostipite dei lungometraggi sugli zombie come li conosciamo oggi. Ogni pellicola che tratti del tema dei morti viventi alla disperata ricerca di carne umana, rende omaggio alle storie messe in scena dal padre putativo di ogni regista horror degno di questo nome. Questo, in particolare, è il primo capitolo di quella che diventerà una tetralogia. George Romero ha trovato a sua volta ispirazione in altri film che trattavano il tema dei non-morti, ma prima di lui, i poveri infelici, erano vittime di riti voodoo o malvagi stregoni. L’intuizione che l’ha reso grande, è stata di attribuire la causa della nefasta trasformazione ad un virus non meglio identificato. “La Notte dei Morti Viventi” non fu esente da critiche; molti accusarono il film di essere “un’orgia di sangue”. Molti altri ravvisarono nella violenza messa in scena, una denuncia degli orrori del Vietnam e, nella morte dell’eroe afroamericano, interpretato da Duane Jones, la rappresentazione degli omicidi di Martin Luther King e Malcolm X. Romero ha sempre utilizzato le sue pellicole per dare voce ad una feroce critica della società moderna, se non è un cult questo…
2) “Pink Flamingos – Fenicotteri Rosa” (1972)
“Pink Flamingos” non è uno di quei film che si possono definire main stream ma sicuramente ha segnato un punto di svolta nel mondo del cinema, sdoganando il trash, la volgarità sotto forma di atti addirittura perversi, l’eccentricità ad ogni costo, il cattivo gusto e via dicendo. È stato un film talmente vituperato e osteggiato, che la sua distribuzione è stata discontinua anche nel circuito dei vhs. Se siete tra i pochi fortunati che hanno avuto l’onore di posare gli occhi su questa pellicola o che addirittura ne posseggono una copia, beh, tenetevi stretti i vostri ricordi e l’ambito oggetto. Altro punto a favore del film, è stata sicuramente la voluminosa e pittoresca protagonista, la drag queen Divine, al secolo Harris Glenn Milstead, che interpretò nel 1988 “Grasso e Bello”, diretto dallo stesso regista di “Pink Flamingos”, John Waters, e ultimo film dell’attrice. È lei, con il suo volto truccato in modo assurdo, i suoi vestiti pacchiani e le sue azioni (una scena che coinvolge le feci di un cane è rimasta negli annali della storia del trash…) ad essere il punto di forza dell’intera pellicola. Divine rappresenta la contro-cultura che si oppone al glamour di Hollywood, al perbenismo di molti film, all’idea stessa di star, per trascinarla nel fango, deriderla, stravolgerla. John Waters, regista visionario e forse troppo poco apprezzato, dirige un film senza timore di censure, coraggioso oltre il consigliabile. Assolutamente da vedere.
3) “The Rocky Horror Picture Show” (1975)
Questo è un film che in pochi non conosceranno. Come gli altri Film della Mezzanotte, anche questo lungometraggio ha dato uno scossone al modo di concepire una trama. Ovviamente non sto parlando del fatto che gli attori cantino o ballino, perfino Walt Disney apprezzava questi istrionismi, ma del modo in cui viene trattata la sessualità dei personaggi. Eterosessuali, bisessuali, omosessuali, travestiti, sono i protagonisti della storia e attraverso il loro modo libero di vivere la vita, irridono il tentativo di schematizzare ogni cosa per renderla normale e accettabile, caratteristico della società moderna. Tratta dall’omonimo musical, “The Rocky Horror Show” del 1973, la pellicola è diretta da Jim Sharman e sceneggiata da Richard O’Brien, autore delle musiche dell’opera teatrale e comparso nel film nel ruolo del bizzarro servitore Riff Raff. Il mattatore, neanche a dirlo, è l’inarrivabile Tim Curry aka Frank-N-Furter, dalle labbra vermiglie e dalle provocanti calze a rete. Insieme a lui si cimenta un cast a dir poco talentuoso che comprende Susan Sarandon e il cantante Meat Loaf. Come direbbe il Dr. Frank-N-Furter: “Non sognatelo, siatelo!”.
4) “Eraserhead – La Mente che Cancella” (1977)
Opera prima di David Lynch, il film seppure di non facile interpretazione, ebbe comunque un discreto successo negli ambienti underground per il suo approccio surrealista, la suggestiva colonna sonora e la scelta del bianco e nero. Il suono, in particolare, è ciò che più di ogni altra cosa caratterizza la pellicola. Un rumore di sottofondo costante, industriale, viene percepito dallo spettatore in ogni scena. Questo tipo di accompagnamento sonoro “fuori campo” viene definito diegetico: sia i personaggi che lo spettatore lo avvertono. Oltre all’accuratezza con cui viene creata la colonna sonora, un particolare altrettanto importante è il ruolo che il sesso riveste nella storia del protagonista, Henry Spencer. Sembra quasi che lui ne sia affascinato ma allo stesso tempo lo tema e il regista rappresenta ogni atto riferito ad esso come qualcosa di squallido, adatto solo alle anime perdute. Henry è l’uomo comune, condannato all’inazione, e riesce a diventare qualcuno solo attraverso un apparente infanticidio. La complessità artistica di “Eraserhead” non si può riassumere in poche parole ma l’importanza di questo lungometraggio è tale che la Biblioteca del Congresso americana, l’ha definito “culturalmente significativo” nel 2004, inserendolo nel National Film Registry.
5) “I Guerrieri della Notte” (1979)
Tratto dall’omonimo libro del 1965 scritto da Sol Yurick, “I Guerrieri della Notte” parla, in sintesi, di una guerra tra gang newyorkesi. Ogni gang è contraddistinta da un nome particolare al quale è associato uno stravagante look (provate ad indovinare: da cosa potranno mai essere vestite le Baseball Furies?) e la gang protagonista, I Guerrieri, dovrà affrontare tutte le altre in una lotta spietata. Il particolare che rende così interessante la pellicola non è lo sfoggio di violenza o i dialoghi non esattamente shakespeariani, quanto piuttosto l’origine della storia da essa narrata. Infatti, Sol Yurick trovò l’ispirazione per scrivere il romanzo tra le pagine di un’opera classica, l’Anabasi di Senofonte. Il filosofo greco, narra di una vicenda da lui stesso vissuta quando, giovane mercenario durante la guerra civile persiana, venne coinvolto nella ritirata dell’esercito, assediato dai popoli sottomessi in rivolta. Il film ripropone questo parallelismo: i Guerrieri non sono altro che i greci in cerca della salvezza mentre il tema del ritorno richiama l’Odissea omerica. Diretto da Walter Hill, nel 2005 “I Guerrieri della Notte”, è diventato anche un video game al quale hanno partecipato molti degli attori della pellicola originale, in veste di doppiatori.