Le polemiche per gli “Oscar Bianchi”. Scendono in campo le personalità afroamericane e latine del cinema

polemiche oscar bianchi 2016

Una notte di fuoco, una notte bollente. Per il secondo anno consecutivo nessun afro-americano o latino è stato candidato nelle categorie degli Oscar più importanti (ne abbiamo parlato anche nel nostro Forum). Lo scorso anno le proteste furono molto forti e ci fu un calo negli ascolti, con un picco però nel momento in cui Common e John Legend hanno cantato, da vincitori di un Oscar, la meravigliosa Glory, canzone simbolo di Selma, il film sulla marcia in Georgia capitanata da Martin Luther King e che ne sancì la morte del grane attivista nero.

Anche quest’anno il reverendo Al Sharpton, che oltre ad essere un religioso, fa parte di una delle più potenti famiglie di Brooklyn sul piano politico ed istituzionale, ha lanciato di nuovo il boicottaggio al grido di White Oscars Tune-Out, ioè all’invito di boicottare lo show televisivo in segno di protesta perché la Academy, per il secondo anno di seguito, ha mancato di candidare attori di colore, o latini.

Alla protesta del reverendo si uniscono anche tre grandi personalità nere escluse dalla cerimonia di stasera: Will Smith, che molti davano per candidato in Concussion, sua moglie Jada Pinkett-Smith e Spike Lee, tutti e tre alla guida di un movimento contro gli “Oscar bianchi”, tutti e tre hanno fatto una richiesta specifica agli afro-americani che andranno al Dolby Theatre: indossare una fascia nera di protesta per mancanza di diversità.

Anche Eva Longoria, di origini messicane, si è unita alla protesta chiedendo alle personalità latine presenti in sala di indossare una fascia marrone.

A tutto questo però va detto per dovere di cronaca innanzitutto che il conduttore sarà Chris Rock e  che, prendendo ad esempio la categoria dei registi, manca un premio agli Stati Uniti da ben 5 anni, l’ultimo nel 2011 a Katryn Bigelow per The Hurt Locker. Poi hanno vinto il britannico Tom Hooper per Il discorso del Re, il francese di origini lituane Michel Hazanavicius per The Artist, il taiwanese Ang Lee per Vita di Pi, e poi due messicani, Alfonso Cuaròn per GravityAlejandro González Iñárritu per Birdman.

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