Susan Schneider, terza moglie, nonché vedova di Robin Williams, ha pubblicato i dettagli sugli ultimi mesi della vita dell’attore in un saggio dal titolo “The Terrorist Inside My Husband’s Brain“.
La Schneider scrive come suo marito provasse a lottare contro la DBL (demenza da corpi di Lewy, una malattia neurodegenerativa strettamente correlata alla malattia di Alzheimer e a quella di Parkinson):
«Sembrava stesse affogando nei suoi sintomi, e mi stava portando giù assieme a lui».
I sintomi includevano il pensiero alterato, perdita di memoria, problemi digestivi, insonnia, paranoia, e l’ansia.
«Robin stava diventando sempre più stanco. La maschera parkinsoniana era sempre presente e la sua voce si indeboliva. Il suo tremore della mano sinistra era continuo e si muoveva con un passo lento e strascicato. Odiava quando non riusciva a trovare le giuste parole durante le conversazioni. Durante la notte soffriva di una terribile insonnia. A volte si ritrovava bloccato come congelato in una posizione, incapace di muoversi, ed era molto frustrato quando ne usciva. Verso la fine aveva cominciato ad avere problemi con le abilità visive, in particolare nel giudicare lo spazio e la profondità. La sua perdita dei ragionamenti di base ha acuito la sua crescente confusione».
Robin Williams ha lottato circa 10 mesi per scoprire la radice dei suoi problemi neurologici e fisiologici:
«Robin stava perdendo la sua mente e ne era cosciente. Potete immaginarne il dolore? Non potrò mai conoscere la vera profondità della sua sofferenza, né quanto duramente stesse combattendo. Ma da dove mi trovavo, ho visto l’uomo più coraggioso del mondo giocare il ruolo più difficile della sua vita».