Il remake di Scarface ha un regista

Sigaro in bocca, completo elegante, sporco di quella polvere bianca che la piccola Pollon definirebbe “simile a talco e che mette allegria”, e l’iconica cicatrice sul volto, il volto di Al Pacino, interprete dell’immortale Tony Montana in “Scarface” del 1983 di Brian De Palma (il cui film “Carrie – Lo sguardo di Satana” del 1976 è stato da poco soggetto di un remake da parte per opera di Kimberly Peirce).

Affamato di denaro, potere e donne, il criminale interpretato da Pacino è sicuramente uno degli astri nel firmamento dei personaggi cinematografici indimenticabili, con il suo stile di vita allo sbaraglio, sempre con l’acceleratore  abbassato, eppure fedele a un proprio, per quanto discutibile, codice morale.

Il film, scritto dal regista Oliver Stone (“Platoon”, 1986; “Wall Street”, 1987), è uno degli esponenti maggiori del genere gangster, con un cast di grandi attori quali Robert Loggia (nomination all’Oscar per “Doppio taglio” dell’86) F. Murray Abraham (Oscar nel 1985 per l’interpretazione del compositore Salieri in “Amadeus”), e ha funto da vero trampolino di lancio per Michelle Pfeiffer  (“Batman- Il ritorno”, 1992; “Dark Shadows”, 2012) e Steven Bauer (“Werewolf – La bestia è tornata”, 2012).

Questo grande successo era in realtà il remake dell’omonimo classico del 1932 di  Howard Hawks e Richard Rosson, che vedeva Paul Muni interpretare il protagonista Tony Camonte. La pellicola narrava l’ascesa e il declino di un malavitoso nell’allora contemporanea età del proibizionismo, ispirandosi alle gesta di Al Capone.

50 anni dopo De Palma e Stone diedero vita a questo progetto, per cui furono fondamentali le figure del produttore Martin Bregman e del regista Sidney Lumet (che diresse Pacino in “Serpico” nel e in “Quel pomeriggio di un giorno da cani” nel ’75), che ebbe l’idea di ambientarlo nel mondo della droga e tra gli immigrati cubani a Miami. Il protagonista divenne infatti un cubano approdato negli Stati Uniti nel 1980, anno in cui Fidel Castro consentì a circa 125 mila cubani di lasciare l’isola per riabbracciare i loro parenti, con il reale intento di svuotare le carceri sovraffollate e innescando il cosiddetto Esodo di Mariel, dal nome del porto da cui partirono, ovvero il più imponente esodo cubano del Novecento.

Sono ormai passati 30 anni e lo stesso Bregman, assieme alla Universal, ha ritenuto fosse opportuno raccontare ancora una volta la scalata al potere di un gangster, proponendo un nuovo remake.

L’idea era saltata fuori già un paio d’anni fa e si erano già fatti dei nomi: la cantante, e ormai esordiente attrice, Rihanna si era proposta per interpretare il ruolo che fu della Pfeiffer, mentre della regia si sarebbe dovuto occupare David Yates, che dovette abbandonare poi il progetto per dedicarsi al suo “Tarzan”.

Negli ultimi tempi la produzione sembra aver fatto dei considerevoli passi in avanti e in questo momento stanno avendo luogo le trattative conclusive per la stretta di mano con il regista prescelto: il cileno Pablo Larraín (“Tony Manero”, 2008; “No – I giorni  dell’arcobaleno”, nominato agli Oscar come miglior film straniero nel 2013).

Il nuovo “Scarface”, scritto dal due volte nominato all’Oscar Paul Attanasio (“Donnie Brasco”, 1997), reimmaginerà  il tema portante dell’immigrazione , fil rouge delle due versioni precedenti, creando una storia ambientata nella moderna Los Angeles sulla scalata della criminalità di un immigrato alla conquista del Sogno Americano.

Larraín è riuscito a spuntarla sugli altri candidati grazie alla sua visione appassionata che gli ha permesso di capire appieno il materiale; non avendo inoltre mai lavorato a Hollywood, il regista offrirà una prospettiva inedita da esterno che già si è dimostrata fondamentale per relazionarsi con la figura del protagonista e la sua storia, in cui stavolta avranno grande peso le ferite fisiche e psichiche che l’hanno reso un uomo.

Parlando del protagonista, si chiamerà nuovamente Tony e sarà di origine messicana; il casting si concentrerà perciò su attori latini bilingue e nonostante Oscar Isaac (recentemente protagonista de “A proposito di David” dei fratelli Coen), Édgar Ramirez (che vedremo nel film di prossima uscita Deliver Us from Evil”e Michael Peña (visto in “American Hustle” e che nel 2015 farà parte del film sul supereroe Marvel “Ant-Man”) sembrano le star che meglio si accostano alla concezione del personaggio, i produttori si sono detti aperti a ingaggiare anche un completo sconosciuto in nome dell’autenticità.

Lo Scarface del Bel Paese

Qualche anno fa il regista Massimo Emiglio Gobbi aveva annunciato un remake italiano del film di De Palma con protagonista il famigerato Fabrizio Corona, ma il progetto collassò per i problemi caratteriali di quest’ultimo, almeno secondo le affermazioni del regista. Tutti gli amanti del cinema tirarono un sospiro di sollievo, anche se Gobbi non si è dato per vinto e sembra intenzionato a portare nelle sale “La fuga di Scarface”, primo capitolo di una trilogia. Il primo ciak è già stato battuto e le riprese sono tutt’ora in corso.

Se è vero che un’opera andrebbe considerata una volta compiuta e nel suo complesso, le aspettative per la pellicola italiana sono più o meno pari a quelle di lanciare un dado e sperare che esca un 7, e per non fare del tutto due pesi e due misure, anche la produzione hollywoodiana non è quello che si definirebbe un lavoro indispensabile. La speranza è che Bregman, produttore della versione dell’83, abbia a cuore il progetto e voglia donare alle nuove generazioni un film originale, che guardi con rispetto a un pilastro della storia del cinema.

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