Il futuro di Mediaset dopo Silvio Berlusconi: nel testamento il figlio Pier Silvio potrebbe essere escluso

Dopo il tentativo di fusione con Vivendi e le incertezze sul futuro di Mediaset Premium, il gruppo televisivo italiano aspetta il testamento di Silvio Berlusconi per definire i suoi equilibri e guardare all'Europa.

Il futuro di Mediaset dopo Silvio Berlusconi: nel testamento il figlio Pier Silvio potrebbe essere escluso

Silvio Berlusconi aveva preso una decisione fondamentale per il suo impero televisivo, Mediaset, circa dieci anni fa: la vendita della pay tv Mediaset Premium tramite uno scambio azionario e la progressiva fusione dell’intero Biscione con Vivendi. Questa mossa avrebbe garantito risorse finanziarie per possibili campagne pubblicitarie, comprese eventuali collaborazioni con la società francese, e avrebbe generato considerevoli entrate per i figli di Berlusconi, che avrebbero potuto creare la propria holding.

Il futuro di Mediaset dopo Silvio Berlusconi: le incertezze dell’impero televisivo e le mosse strategiche

Tuttavia, tutto è cambiato quando l’intero accordo è saltato, alimentando la paura che Vincent Bolloré, presidente di Vivendi, volesse acquisire immediatamente l’intera Mediaset. Attualmente, Vivendi rimane un socio di Mfe-Mediaset con oltre il 20% delle azioni, ma la fiducia tra le due parti è scemata notevolmente. Pertanto, si deve attendere principalmente il testamento di Silvio Berlusconi per comprendere gli equilibri di un gruppo che guarda all’Europa, anche se i tempi per la divulgazione delle ultime volontà non sembrano essere imminenti.

La Borsa, a sua volta, è in attesa di queste novità, con un andamento altalenante: il titolo Mfe B ha chiuso l’ultima sessione della settimana con un calo dell’1,8%, mentre il titolo Mfe A ha registrato un aumento del 1,7%. Nel frattempo, la società tedesca Prosieben, di cui il Biscione è il principale azionista con una quota di quasi il 30%, si mantiene stabile. Tuttavia, ci sono sviluppi interessanti anche in questo ambito. Nel consiglio di sorveglianza di Prosieben, con sede in Baviera, entrerà Klara Brachtlova, responsabile degli affari esteri di Cme (Ppf). Il gruppo di investimento ceco, guidato da Renata Kellnerova, ha recentemente aumentato la sua quota nella società tedesca dal 10% al 15%, una mossa che ha attirato l’attenzione del Biscione.

Il testamento di Silvio Berlusconi: a chi spetta Mediaset?

La nomina di Brachtlova diventerà effettiva durante l’assemblea di fine mese, quando entreranno a far parte anche Katharina Behrends, direttore generale di MediaForEurope-Mediaset per la regione tedesca, e Thomas Ingelfinger, apprezzato dall’azionista italiano. Mfe, attraverso un comunicato, ha accolto positivamente l’ingresso di Brachtlova, ritenendo che abbia le competenze adatte per contribuire alla futura creazione di valore di ProSiebenSat.1 Media, nel migliore interesse di tutti gli azionisti.

In breve, i tedeschi stanno aprendosi a importanti partner stranieri, con il Biscione che in questa fase è vicino a Ppf, sperando che Prosieben si concentri maggiormente sul suo core business televisivo. La scomparsa di Silvio Berlusconi, figura politicamente rilevante per la Germania, potrebbe favorire ulteriormente le relazioni in terra tedesca, anche se fino ad ora il Biscione ha sempre escluso un’OPA sulla società con sede in Baviera. In attesa del testamento del fondatore, molto probabilmente nelle mani del notaio storico Arrigo Roveda, è evidente anche la scelta di creare una barriera politica solida intorno al gruppo italiano. Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, definisce Mfe-Mediaset come il “polo televisivo che tutti ci invidiano”. “Il governo interviene solo quando ci sono notizie concrete, non si occupa di ipotesi e chiacchiere legate a periodi di irrealtà”, aggiunge il ministro degli Esteri e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, riferendosi a un possibile interesse di Vivendi per Mfe. Sette anni fa, per ragioni mai del tutto chiarite, Vivendi non divenne il futuro del Biscione, nonostante le lunghe trattative intraprese da Berlusconi e Bolloré, con la mediazione di Tarak Ben Ammar.

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