Nel tentativo di trovare una cometa atterrata sulla terra, il giovane e povero stalliere Gareth fa una scoperta che gli cambierà la vita per sempre, in quanto, cercando il punto di impatto e sperando di trovare qualcosa di volare incontra Draco: drago che gli salva la vita e con cui stringe una forte amicizia.
Con i due che, armati di coraggio, speranze e fuoco, s’impegnano per salvare il regno dalla morsa di terrore che lo attanaglia da lungo tempo, prende progressivamente forma Dragonheart 3 (2015) di Colin Teague, secondo sequel del Dragonheart (1996) di Rob Cohen che vide protagonista Dennis Quaid e che già ebbe la continuazione Dragonheart 2 – Una nuova avventura (2000) di Doug Lefler.
Secondo sequel che, sotto il marchio Universal, approda direttamente su supporti blu-ray e dvd italiani, offrendo agli spettatori del paese degli spaghetti l’occasione di assistere alle ultime, emozionanti imprese della popolare saga fantasy.
Ma, al di là di classici, singoli lungometraggi quali Legend (1985) di Ridley Scott, Willow (1988) di Ron Howard e Labyrinth – Dove tutto è possibile (1986) di Jim Henson, quante saghe fantasy ha avuto modo di ospitare il ricchissimo, sorprendente universo della Settima arte?
Al pubblico più giovane, senza alcun dubbio, balzeranno immediatamente alla memoria gli otto capitoli cinematografici incentrati sul maghetto Harry Potter nato dalla penna di J.K. Rowling o, al massimo, la colossale epopea tolkieniana che, tra il 2001 e il 2015, ha visto il neozelandese Peter Jackson impegnato a concretizzare i tre tasselli de Il Signore degli anelli e gli altrettanti dell’antefatto Lo Hobbit.
Ma, sorvolando sulle varie rivisitazioni della storia del mago di Oz, è impossibile non citare lo splendido La storia infinita (1984) di Wolfgang Petersen, che, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Ende, oltre a catapultare il piccolo lettore Bastian nel fantastico regno di Fantàsia per lanciare una intelligente morale relativa alla capacità di sognare perduta dagli adulti, generò i mediocri La storia infinita 2 (1990) di George Miller e La storia infinita 3 (1994) di Peter MacDonald e, a terzo millennio appena avviato, la serie televisiva Tales from the Neverending story.
Un autentico classico che non ha potuto fare a meno di generare imitazioni, a partire da quel poco conosciuto low budget argentino L’anello incantato (1985) di Héctor Olivvera che, costruito sulle avventure di un ragazzino e del guerriero Kor (Bo Svenson poi visto in Kill Bill volume 2) ruotanti attorno al magico anello del titolo, tra nani, gommose creature e, addirittura, spettri, è stato anche seguìto da Il regno dei malvagi stregoni (1989) di Charles B. Griffith.
Un secondo episodio, quest’ultimo, interpretato da David Carradine (riecco Kill Bill) e, comunque, scollegato nel plot dal precedente (ad accomunarli sono soltanto i titoli originali Wizard of the lost kingdom 1 e 2), come il quale tentò di trasferire nell’ambito dello spettacolo adolescenziale le tematiche barbariche affrontate dagli schwarzeneggeriani Conan il barbaro (1982) di John Milius e Conan il distruttore (1984) di Richard Fleischer.
Tematiche che, in mezzo ad amazzoni, zombi, pirati medievali, magia e draghi, sono state anche al centro delle scorribande del muscoloso eroe Deathstalker: Deathstalker (1983) di James Sbardellati aka John Watson, Deathstalker II – Duello di titani (1987) di Jim Wynorski, Deathstalker III – I guerrieri dell’inferno (1988) di Alfonso Corona e Deathstalker IV – Match of titans (1991) di Howard R. Cohen.
E, sempre a proposito di barbari e simili, non possiamo certo dimenticare il Marc”V – Visitors”Singer di Kaan principe guerriero (1982) di Don Coscarelli, dei seguiti televisivi Beastmaster 2: Through the portal of time (1991) di Sylvio Tabet e Beastmaster – L’occhio di Braxus (1996) di Gabrielle Beaumont e di una mini-serie, anch’essa indirizzata al piccolo schermo.
Tutti esempi cui l’Italia degli ultimi anni del cinema di genere rispose sfornando sia Hercules (1983) e Le avventure dell’incredibile Ercole (1985), entrambi diretti da Luigi Cozzi e con l’ex Hulk Lou Ferrigno nel ruolo del muscolosissimo figlio di Zeus, sia la trilogia di Aristide Massaccesi costituita da Ator l’invincibile (1982), Ator 2 – L’invincibile Orion (1984) e il Quest for the mighty sword (1990) mai circolato dalle nostre parti e conosciuto anche come The hobgoblin.
Il tedesco Uwe Boll, invece, ha attinto dal videogioco Dungeon siege per concepire In the name of the king (2007), impreziosito da un ricco cast comprendente Jason Statham, Burt Reynolds, Ray Liotta e Ron Perlman, In the name of the king 2: Two worlds (2011) e In the name of the king 3: The last job (2014), rispettivamente interpretati da Dolph Lundgren e Dominic Purcell.
Lo stesso Boll; mentre il francese Luc Besson ha tratto dai suoi romanzi per l’infanzia Arthur e il popolo dei Minimei (2006), Arthur e la vendetta di Maltazard (2009) e Arthur e la guerra dei due mondi (2010), riguardanti l’amicizia tra un bambino e folletti alti pochi millimetri.
Senza contare Le cronache di Narnia – Il leone, la strega e l’armadio (2005), Le cronache di Narnia – Il principe Caspian (2008) e Le cronache di Narnia – Il viaggio del veliero (2010), i primi due firmati da Andrew Adamson e il terzo da Michael Apted, ma tutti tratti dai testi di C.S. Lewis e, a quanto pare, destinati a continuare con l’annunciato The chronicles of Narnia: The silver chair…