La crisi hollywoodiana esiste davvero? Una persona che segue e conosce la storia del cinema risponderebbe “Si!“, senza nemmeno pensarci. Oggi giorno dagli Stati Uniti giungono unicamente remake, spin-off, sequel e prequel, pare che siano esaurite le idee originali indagabili. Oltre continuare le classiche serie di successo commerciale con il pericolo sempre più elevato di annoiare il pubblico e quindi di rovinare l’intera serie, sono molte le idee d’autore profanate dagli stati esteri e rilanciate sotto la bandiera a stelle e strisce. La maggior parte delle volte accade che il reboot abbia maggiore successo, in fatti di guadagni, dell’originale ma che non lo eguagli a livello qualitativo. Questo è dovuto semplicemente ai maggiori mezzi pubblicitari a disposizione del cinema hollywoodiano e a un adattamento mirato a raccogliere il maggior pubblico possibile. Inutile sarebbe fare degli esempi perché basterebbe guardare il palinsesto odierno di una multisala per citarne alcuni.
Ora prendiamoci un attimo e pensiamo ai personaggi d’autore che dirigono realmente il cinema dell’estremo occidente. A me personalmente giungono in mente Joel ed Ethan Coen, Lana e Andy Wachowski, Quentin Tarantino e Steve McQueen. Anche se negli ultimi anni non sono riusciti a eguagliare il proprio passato, causa inattività o mediocrità nel lavoro, potrei nominare altri artisti meritevoli come Martin Scorsese, David Lynch, Spike Jonze, Woody Allen, Tim Burton, Francis Ford Coppola e certamente me ne sarà sfuggito qualcuno. Insomma gli Stati Uniti, volenti o non, posseggono numericamente il maggior potenziale di artisti mondiali. Ecco semplicemente dimostrato che la crisi hollywoodiana non è mai esistita ma in realtà la produzione di qualità è semplicemente oscurata e camuffata tra le decine e decine di titoli già proposti. Se voliamo ammettere che esiste una crisi statunitense, questa non riguarda le idee ma semplicemente la cattiva gestione nella promozione dei titoli validi e non. Un sistema di cui nessuno si lamenta perché siamo troppo occupati a vedere il decimo remake di Godzilla.
Tutto ritorna a noi, al nostro cattivo gusto, forse a volte spinti dalla nostalgia o altre dalla massa, prediligiamo il cinema commerciale di bassa qualità. Il discorso si potrebbe ampliare a qualunque altro argomento della nostra vita. Il cinema ignorante è un po come i fast food, prediligiamo la mal nutrizione semplicemente perché vogliamo il massimo del piacere col minimo sforzo, un compromesso illusorio e irraggiungibile. Allo stesso modo scegliamo il nostro hamburger cinematografico, condito con montaggi rapidi, discorsi espliciti, effetti speciali e ore d’azione o gag volgari, per la garanzia illusoria del massimo godimento con il minimo sforzo mentale. Per concludere, quando parliamo di crisi hollywoodiana ricordiamoci sempre che parliamo di noi stessi e quindi della crisi dello spettatore odierno, divoratore di cinema spazzatura.
A cura di Paolo Rovatti.