Nella sua recensione di “Oppenheimer” per il New Yorker, Richard Brody ha criticato il film per il suo tentativo di rendere J. Robert Oppenheimer (Cillian Murphy) una figura iconica di coscienza conflittuale, a scapito di una caratterizzazione più profonda. Un esempio significativo di questo è la scena nello Studio Ovale, dove, dopo aver consegnato la bomba atomica, Oppenheimer si confronta con il presidente Harry Truman, interpretato da Gary Oldman. Truman, visibilmente turbato dalla decisione di sganciare la bomba su Hiroshima e Nagasaki, respinge il senso di colpa di Oppenheimer e si limita a sventolare un fazzoletto in faccia al fisico, dichiarando che il pubblico è interessato solo a chi ha sganciato la bomba, non a chi l’ha progettata. La scena si conclude con Truman che deride Oppenheimer come un “piagnucolone” – una reazione che Christopher Nolan ha spiegato come un errore di comunicazione piuttosto che un commento sulla natura bellicosa di Truman.
La Magistrale Comparsa di Gary Oldman in “Oppenheimer”
Questa scena non solo ha sollevato discussioni interpretative, ma ha anche messo in luce l’eccezionale talento di Gary Oldman, che, nonostante la brevità della sua apparizione, ha lasciato un’impronta indelebile. La realizzazione di questo cameo è stata tutt’altro che semplice. Quando la sede originale della Biblioteca di Nixon è crollata poco prima delle riprese, il team di produzione ha dovuto ricostruire rapidamente lo Studio Ovale utilizzando un set di “Veep” della HBO. La scenografa Ruth De Jong aveva il difficile compito di adattare questo set improvvisato per un’apparizione di alta calibro.
Dietro le Quinte di un Cameo Indimenticabile
La questione non si è limitata solo alla scenografia. Gary Oldman, noto per il suo impegno verso i suoi ruoli, aveva posto una condizione specifica per la sua partecipazione: non alterare il suo aspetto per non compromettere il suo ruolo di Jackson Lamb nella serie “Slow Horses”. Oldman ha spiegato al Wall Street Journal che avrebbe accettato di girare il cameo solo se potesse indossare una parrucca e una protesi, senza dover tagliare i suoi capelli per il ruolo del presidente Truman. Questo dettaglio sottolinea quanto Oldman fosse legato al suo personaggio in “Slow Horses”, un impegno che ha influenzato direttamente la sua partecipazione in “Oppenheimer”.
La collaborazione tra Oldman e Christopher Nolan, che risale alla trilogia del Cavaliere Oscuro, ha dimostrato di essere estremamente fruttuosa. Oldman ha parlato con entusiasmo del suo rapporto con Nolan, elogiando la capacità del regista di fornire indicazioni chiare e incisive, come la famosa nota “C’è dell’altro in gioco” durante le riprese dei film di Batman. Questo apprezzamento per la regia di Nolan è evidente anche nella sua interpretazione di Truman, che, nonostante la sua brevità, arricchisce il film con una performance memorabile.
In definitiva, Gary Oldman non solo ha accettato di sfidare i suoi impegni preesistenti per un cameo in “Oppenheimer”, ma ha anche fornito una performance che arricchisce notevolmente il film. La sua capacità di passare dal ruolo di Jackson Lamb a quello di Truman dimostra l’adattabilità e il talento che caratterizzano il suo lavoro. Per ulteriori approfondimenti su questo e altri aspetti del cinema, continua a seguire Mister Movie!