Fumo nei film: la lettera di risposta dei registi italiani

Fumo nei film - I registi italiani danno la loro rispostaQualche giorno fa vi abbiamo parlato della vicenda che impedirebbe il fumo nei film italiani grazie alla risposta della Indigo, a Repubblica c’è stata la risposta di tantissimi registi italiani al Ministro della salute, Beatrice Lorenzin.

La lettera è divisa in paragrafi. Inizialmente gli artisti spiegano in cosa consiste questa normativa proposta dagli oncologi e dal Codacons, poi ripresa dalla Lorenzin, che propone di vietare l’uso del fumo nei film italiani oltre che sulle spiagge e nelle automobili in cui ci sono dei bambini a bordo. “Questa norma limita in modo davvero ridicolo la possibilità di raccontare la vita delle persone nei film” si legge, sottolineando ancora una volta un dissenso ed una problematica artistica che solo in questo Paese riusciamo a porci.

La lettera prosegue poi indicando quanto questa normativa limiterebbe la liberà di espressione degli artisti “solo nella orribile tradizione degli Stati etici e/o confessionali l’ordinamento giuridico determina i comportamenti privati degli essere umani trattandoli non come cittadini ma come bambini da proteggere e da guidare. L’idea che un legislatore possa intervenire, anche solo su un dettaglio, nelle vicende dei personaggi raccontati in un’opera, bella o brutta che sia, in nome di una “missione pubblica”, provoca più di uno scombussolamento nelle nostre convinzioni liberali”.

Da non sottovalutare un punto focale nella stesura del testo firmato da alcuni dei più grandi registi italiani viventi, che sottolineano come nei film ci siano cose molto peggiori del fumo di una sigaretta. Nell’articolo precedente c’era l’esempio di Volontè in Per qualche dollaro in più, sempre per restare in tema “cinema italiano” e “Sergio Leone”, balza subito in mente la cruente scena dello stupro di Noodles (Robert De Niro) ai danni della povera Deborah (Elizabeth McGovern).

L’epistola in breve suggerisce di non interferire con l’Arte, che sia cinema o letteratura, suggerisce di rimodernare i mezzi di comunicazione a disposizione del Ministero e che quest’ultimo si impegni a divulgare le buone norme salubri attraverso i propri mezzi di comunicazione, non certo quelli artistici incaponendosi in una battaglia (probabilmente persa) in maniera tragicomica.

A firmare questa lettera aperta sono i nomi più illustri del cinema italiano: Niccolò Ammaniti, Francesca Archibugi, Roberto Cicutto, Umberto Contarello, Saverio Costanzo, Nicola Giuliano, Filippo Gravino, Daniele Luchetti, Mario Martone, Andrea Molaioli, Antonio Monda, Enzo Monteleone, Gabriele Muccino, Domenico Procacci, Andrea Purgatori, Ludovica Rampoldi, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino, Ric-cardo Tozzi, Paolo Virzì

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