Da Avatar ad Edge of Tomorrow: quando il 3D lascia senza fiato

Edge of Tomorrow rappresenta non solo un grande passo in avanti per la moderna fantascienza, sottolineando con la penna rossa lo splendido lavoro di Doug Liman in fase di regia e di Christopher McQuarrie, Jez Butterworth, John-Henry Butterworth per quanto concerne la sceneggiatura, ma segna la svolta del tanto chiacchierato 3D. Nella pellicola si evince quanto mai, la volontà decisa e ferma del regista di creare un imprinting scenico proprio perfettamente calzante alla terza dimensione. Se consideriamo da dove siamo partiti ossia da documentari che hanno funto da beta test per il lancio del 3D, ci possiamo definire soddisfatti a metà. L’esperienza della cinematografia tridimensionale ha però spesso tradito le aspettative del pubblico finendo per essere spesso un mero ricatto finalizzato al cash; basti pensare a film come San Valentino di sangue del 2009, dove la stereoscopia fungeva solo da squallido mezzo di entertainment e non aveva un ruolo all’interno della pellicola. Un film che hanno radicalmente cambiato faccia alla stereoscopia è senza dubbio Avatar di James Cameron, con una storia abbastanza travagliata proprio perché le sale cinematografiche attrezzate con le moderne tecnologie erano davvero poche. Nel gennaio del 20o9, la 20th Century Fox annunciò la distribuzione cinematografica in cinema IMAX e con proiettori digitali. Inizialmente il film doveva uscire nelle sale il 22 maggio 2009, ma poi la data venne rimandata al 18 dicembre per via dei lunghi tempi richiesti dalla post-produzione e per permettere una maggiore diffusione di sale attrezzate di proiettori 3D. In Italia l’uscita venne ulteriormente posticipata al 15 gennaio 2010.In tale giorno è stato distribuito contemporaneamente in 932 sale, di cui 414 predisposte per il 3D. Il successo che seguì la pellicola fu straordinario, forse anche eccessivo rispetto alla reale valenza del prodotto a livello di sceneggiatura, ma la potenza con la quale Cameron applicò il 3D fu davvero incredibile: oggetti che fluttuavano intorno allo spettatore, personaggi davvero tridimensionali e posizionati in modo da far risultare fondamentale l’utilizzo degli occhiali.

Edge of Tomorrow ad Avatar, lo spettacolo è in 3D

Avatar fu di certo un trampolino di lancio, ma a quanto pare il caro 3D è rimasto parzialmente incompleto tanto da far gridare all’ennesimo circo delle pulci. Se si eccettuano lavori degni di nota quali: A Christmas Carol, Up e Prometheus, il panorama filmico 3D di questi anni è costellato da incredibili flop o addirittura vere e proprie bufale spacciate per stereoscopia. Oggi 2 film su 3 sono in 3D e la tecnologia sembra aver definitivamente preso piede all’interno dell’industria cinematografica, ma sono pochi i film che giustificano l’utilizzo di queste tecnica. Ad esempio Edge of Tomorrow è uno di quei casi dove, pagare un surplus di prezzo per indossare occhialetti più o meno scomodi, risulta essere una grande scelta. Il regista Liman sa come esporre le sue macchine, i suoi attori e quello che li circonda, creando uno splendido fotogramma tridimensionale che sa anche interagire sapientemente con la storia che lo accompagna. Film come Maleficent invece, trascurando la storia, non incidono positivamente sullo spettatore, anzi fanno riflettere sul perché pagare un biglietto abbastanza salato per vedere solo un po’ di “fumo stereoscopico”?. Il pubblico è esigente, ma visto il progresso della tecnologia non si può puntare esclusivamente su qualche “giochino tridimensionale” per accattivarsi il favore, anche perché cosi si rischia di guastare quello che sembra essere il futuro del nostro cinema.

Articolo di Emiliano Cecere

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