Probabilmente i film di Peter Jackson sono famosi non solo per la regia, ma anche per le chicche tecnologiche che spesso ci regala, sempre alla ricerca dell’avanguardia sotto ogni aspetto: come dimenticare la Performance-capture che fu introdotta nel mondo del cinema live-action proprio con Il Signore degli Anelli, per la creazione del personaggio di Gollum. Software di gestione degli eserciti, effetti digitali di ultima generazione… dall’uscita della Trilogia ad oggi, passando da King Kong fino ad arrivare a Lo Hobbit, ogni film del regista neozelandese ha alzato sempre più l’asticella qualitativa del cinema digitale.
Per girare Lo Hobbit Peter Jackson e il suo team hanno di nuovo fatto ricorso a tutto ciò che l’industria dell’intrattenimento ha da offrire. Tra le innovazioni più importanti spicca sicuramente il controverso High Frame Rate, ovvero la registrazione delle immagini ad una velocità doppia rispetto allo standard dei 24 frame al secondo, usati nel cinema fin dalla metà degli anni ’20. Le immagini risultano talmente nitide e concrete che molti hanno trovato l’HFR quasi deleterio e straniante rispetto al film.
Arriva anche in Italia il Dolby Atmos
Anche sul fronte audio è stato fatto un nuovo, importante passo avanti; si è deciso infatti di mixare il sonoro dei film attraverso un’innovativa codifica messa a punto da Dolby, azienda leader in questo settore: il Dolby Atmos. Solitamente l’audio di un film viene inserito in una traccia 5.1, l’attuale standard della maggior parte dei cinema nel mondo che prevede la disposizione di cinque sorgenti sonore situate sulle pareti della sala e dietro lo schermo, con l’aggiunta di un subwoofer dedicato alla riproduzione dei suoni a bassa frequenza. Ciò fino ad oggi ha costituito un buon compromesso nel permettere un’omogenea diffusione dell’audio intorno allo spettatore.
Il sistema Dolby Atmos mette invece a disposizione dei sound designer fino a 128 canali audio (al posto dei consueti 6), distribuiti su 64 altoparlanti indipendenti situati sia sulle pareti che sul soffitto della sala. Questa tecnica consente una maggiore versatilità e flessibilità dell’audio che può quindi essere mixato per avvolgere completamente lo spettatore immergendolo ancora di più nel film.
Il primo lungometraggio a beneficiare della codifica Atmos è stato Ribelle – The Brave nel 2012, ma all’epoca le sale che potevano supportarla erano appena 25 in tutto il mondo; nel corso del 2013 questo numero è cresciuto superando ad oggi le mille strutture, una quantità ancora limitata, ma pur sempre indicativa di come gli esercenti credano in questa nuova tecnologia.
A tale proposito, in occasione dell’uscita in Italia di Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug il prossimo 12 dicembre a Mestre verrà inaugurato l’IMG Cinemas, che vanta la prima sala italiana dotata di sistema Dolby Atmos.
Fonte: bestmovie