Il mondo della poesia italiana è in lutto per la prematura scomparsa di Lorenzo Pataro, giovane talento originario di Laino Borgo, in provincia di Cosenza.
Addio a Lorenzo Pataro: il giovane poeta calabrese che ha incantato la letteratura italiana
A soli 27 anni, la sua voce autentica e intensa ha smesso di risuonare, lasciando un vuoto incolmabile tra lettori e colleghi. Al momento, le circostanze della sua morte non sono state rese note.
Una poetica raffinata tra malinconia e speranza
Pataro si era distinto per la sua scrittura profonda, capace di intrecciare emozioni contrastanti, trasformando il dolore e la bellezza della vita in versi toccanti. La sua raccolta Amuleti lo aveva portato a essere finalista al Premio Strega Poesia 2023 e al Premio Pontedilegno Poesia 2024, eventi che avevano consolidato il suo ruolo nel panorama culturale italiano.
Sensibile e riflessivo, il giovane poeta amava immergersi nella natura e nella memoria delle radici, elementi centrali della sua ispirazione. Proprio in occasione del Premio Pontedilegno Poesia, aveva visitato la Valcamonica insieme al padre, concedendosi lunghe passeggiate ai piedi dell’Adamello.
Il ricordo di Franco Arminio e l’eco di una perdita dolorosa
La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dal poeta Franco Arminio, che attraverso un messaggio sui social ha condiviso lo sgomento e il dolore per la perdita di un talento così giovane.
“È sconvolgente svegliarsi e apprendere che è morto un giovane poeta di 27 anni”, ha scritto Arminio. “Gli avevo inviato delle poesie pochi giorni fa e lui mi aveva risposto con una sua raccolta di versi inediti.”
A corredo del suo messaggio, Arminio ha condiviso una delle ultime poesie di Pataro, un testo che racchiude tutta la profondità della sua scrittura e il suo legame viscerale con la terra, la memoria e le tradizioni.
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Un’eredità poetica che non si spegnerà
Nonostante la sua giovane età, Lorenzo Pataro aveva già lasciato un’impronta significativa nella letteratura contemporanea. I suoi versi, densi di immagini evocative e di un’intensa spiritualità, continueranno a vivere, offrendo ai lettori uno spazio di riflessione e di emozione.
La sua poesia parlava di resistenza e di memoria, di un ritorno alle origini come promessa e speranza. Oggi, quelle parole assumono un significato ancora più profondo, diventando un sigillo indelebile del suo talento e della sua sensibilità artistica.
Terramadre. Terracarne. Terracielo.
Tornare a questa terra come a un grembo,
a una madre che promette e rassicura.
Avere la pazienza antica del pastore
che ritorna nella sera col sudore benedetto
dai passanti e sorride come fosse
solo quello il suo mestiere.
Tornare alla terra e sentire che c’è un corpo
millenario di storie di voci di leggende
a mescolarsi e sentire in quell’incanto
tutto il bene del mondo a germogliare
come un seme.
Tornare alla terra e sentire che i calli
sono solo la preghiera, poi viene il raccolto
ed è tutta una festa nelle case di chi resta
a custodire l’azzurro primitivo dei paesi,
il fuoco nei camini amico dei ricordi,
una nuova resistenza nei secoli a venire.
Tornare alla terra come fosse una promessa
fatta agli avi, tornare alla terra per renderli immortali.
Tornare a far brillare questa terra,
come a mettere un sigillo o una fiamma
di speranza che rimanga, che renda più vivo
persino l’abbandono, il deserto
lasciato dal progresso e la sua scia.