Room è dolore e claustrofobia. È ispirato a una storia vera, fatta di sevizie, violenze, di una tragedia che dura anni, del confronto tra una madre e il figlio che non conosce altro che quella stanza. È la realtà delle nostre più terribili paure sul grande schermo. Non è un horror e proprio per questo la sua crudeltà colpisce doppiamente. Quella crudeltà, Brie Larson l’ha saputa mostrare con tanta profondità da portarla a vincere l’Oscar come Miglior Attrice Protagonista, ieri notte. Le ha consegnato il premio Eddie Redmayne, che ben conosce l’ansia dell’attesa del sentire un nome, e anche quella del non sentire chiamato il proprio. Ma con lei ha festeggiato, perché una simile interpretazione è di quelle che cambiano la vita.
Il discorso di Brie Larson, Miglior Attrice Protagonista con Room, agli Oscar 2016
Grazie. Grazie in primo luogo all’Academy. Voglio cominciare in grande, perch^ ciò che amo del fare film è la quantità di persone che servono per riuscirci, per cui voglio cominciare ringraziando il Telluride Film Festival e il Toronto Film Festival, che ci hanno dato una chance e una prima vetrina. Voglio ringraziare A24 per aver preso questo film tra le mani e averlo condiviso con il mondo intero. Voglio ringraziare il regista, Lenny Abrahamson, che è assolutamente incredibile. Emma Donoghue che ha creato questo mondo. Jacob Tremblay, mio partner in tutto questo. Il mio compagno Alex Greenwald, ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Voglio ringraziare i miei genitori, il mio agente, il mio manager, Chris Fioto, Anne Woodward, Lindsay Galin, il resto del mio team, i miei amici, tutta la mia famiglia. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato alla creazione di Room. Grazie a tutti quelli che lo hanno visto. Grazie ai fans. Grazie a chi va al cinema, grazie a quelli che sono andati a vedere il nostro film. Vi voglio bene. Grazie.