Abi Morgan, mente dietro la serie limitata Netflix “Eric”, desidera che il suo impatto duri nel tempo, anche dopo la fine dello show. Pur offrendo momenti di gioia e speranza, il finale della serie porta anche con sé un’ombra di dolore intenzionale, una testimonianza della realtà che molte persone affrontano nella vita reale.
Spoiler Alert: Il finale scomodo di “Eric” riflette su una realtà dolorosa
La storia segue il viaggio di Vincent, interpretato da Benedict Cumberbatch, un burattinaio e creatore di programmi per bambini che affronta la sua dipendenza e i suoi problemi comportamentali mentre cerca di riconnettersi con suo figlio autistico, Edgar. Il finale porta alcuni momenti di riscatto e riconciliazione, ma anche una consapevolezza dei privilegi e delle ingiustizie presenti nella società.
Morgan spiega che, sebbene ci siano momenti di sollievo nel finale, voleva che ci fosse anche un senso di dolore e consapevolezza della realtà. La rapida risoluzione dei problemi di Vincent e le opportunità di riscatto che gli si presentano sono il risultato dei suoi privilegi come uomo bianco con accesso al denaro e al sostegno della famiglia.
La serie esplora anche temi importanti come l’autismo, la dipendenza e le disuguaglianze sociali. Edgar, il figlio autistico di Vincent, è il fulcro emotivo della storia, e il suo rapporto con suo padre è un filo conduttore che attraversa l’intera narrazione.
Morgan e il resto del cast e della troupe hanno lavorato per garantire che la serie fosse rispettosa e sensibile nei confronti di queste tematiche complesse. La trama secondaria che coinvolge Marlon, un adolescente nero ucciso dalla polizia, aggiunge un ulteriore livello di profondità e riflessione alla storia.
Il finale della serie, sebbene concluda alcune trame narrative, lascia allo spettatore molte domande e riflessioni. Riconosce le complessità della vita e lotta contro le ingiustizie della società, invitando il pubblico a considerare il proprio ruolo nel creare un mondo più giusto e compassionevole.