Il 4 giugno usciranno in blu-ray, due delle opere minori di Steven Spielberg, Amistad del 1997 e The Terminal del 2004. Pochi conoscono i due lungometraggi, considerati minori per le imperfezioni evidenti anche al pubblico comune ma interessanti per una analisi complessiva del regista americano più celebre al mondo. Molto probabilmente se conosci una o tutte due le opere ti sei imbattuto in esse casualmente.
Amistad anticipa di una decina di anni i gusti e i temi che connotano gli americani oggi, troviamo il moralismo anti-razziale, ripreso da Steve McQueen con 12 Anni Schiavo e il patriottismo che nel 2012 porterà Steven Spielberg alla realizzazione di Lincoln. Eppure, in mezzo a tutti quei difetti della narrazione, esageratamente estesa dalle scene superflue, notiamo nella prima metà del film una componente ignota che rende Steven Spielberg irriconoscibile. Nella “fuga degli schiavi” ecco che Steven Spielberg scatena una brutalità espressiva memore del maestro Stanley Kubrick, attraverso uno studio approfondito delle angolazioni e della luce/ombra. Senza il sangue di Salvate il Soldato Ryan, Steven Spielberg racconta la brutalità dell’atto di uccidere un altro essere umano solamente attraverso l’inquadratura. Purtroppo il film non segue questo andamento mutando in un dramma giudiziario, anzi lo stesso regista non riutilizzerà mai più il linguaggio sperimentale che aveva adottato per l’inizio di questa pellicola. Quei trenta minuti iniziali di Amistad appaiono come un esperimento dello stesso regista, proprio per questo può essere interessante per chi conosce il linguaggio cinematografico e rivelarsi una visione istruttiva.
The Terminal è una commedia certamente meno ambiziosa e forse proprio per questo può rivelarsi interessante oltre che piacevole. I personaggi di Steven Spielberg, da sempre, sono tutt’altro che comuni, The Terminal è forse l’unica pellicola dove il protagonista, Tom Hanks, è lo stereotipo dello straniero, bloccato in aeroporto per vari problemi riguardanti i documenti e senza conoscere una parola di inglese. The Terminal è un altro film che ci mostra il regista mancato, autore di commedie comuni, dove il racconto non ha bisogno di squali colossali o dinosauri dal Giurassico per poter cogliere l’attenzione del pubblico.
A cura di Paolo Rovatti.