La corsa per il titolo di miglior attore alla 97ª edizione degli Academy Awards ha visto una competizione serrata tra alcuni dei più talentuosi interpreti del cinema contemporaneo. Tra i candidati figuravano Adrien Brody per The Brutalist, Timothée Chalamet per il biopic musicale A Complete Unknown, Colman Domingo per il dramma carcerario Sing Sing, Ralph Fiennes per il thriller politico Conclave e Sebastian Stan, che ha vestito i panni di Donald Trump in The Apprentice. Alla fine, a trionfare nella categoria è stato proprio Adrien Brody.
La performance di Adrien Brody in The Brutalist
Diretto da Brady Corbet, The Brutalist segue la storia di László Tóth, un sopravvissuto all’Olocausto di origine ebraico-ungherese che emigra negli Stati Uniti con il sogno di affermarsi come architetto di fama. Il film, come suggerisce il titolo, è caratterizzato da una narrazione intensa e spesso spietata, proprio come lo stile architettonico a cui si ispira.
Per Brody, questa vittoria rappresenta un nuovo traguardo nella sua carriera. L’attore, che nel 2003 vinse il suo primo Oscar per Il pianista, detiene ancora oggi il record come il più giovane vincitore della categoria. Con The Brutalist, ha dimostrato ancora una volta la sua straordinaria capacità di immergersi completamente nei suoi personaggi, regalando al pubblico un’interpretazione carica di vulnerabilità ed emozione.
Le polemiche sull’uso dell’intelligenza artificiale
Nonostante il plauso della critica, The Brutalist è stato al centro di una controversia legata all’uso dell’intelligenza artificiale. Secondo alcune fonti, il film avrebbe impiegato un software chiamato Respeecher per perfezionare l’accento ungherese di Adrien Brody e della co-protagonista Felicity Jones.
Affrontando la questione, Brody ha dichiarato:
“Sono figlio di ungheresi e sono cresciuto con quella lingua parlata in casa. Ho persino aggiunto nel film alcune espressioni autentiche che non erano nella sceneggiatura. Il processo di post-produzione ha riguardato solo alcune battute pronunciate in ungherese, senza alcuna alterazione del dialetto. Abbiamo lavorato duramente con la nostra coach dialettale, Tanera Marshall, e sappiamo tutti quanto impegno ci sia stato dietro.”
Il regista Brady Corbet ha sottolineato che la tecnologia utilizzata non ha sottratto lavoro agli attori, ma ha semplicemente supportato il processo creativo in fase di post-produzione.
Un Oscar meritato tra sorprese e strategie di voto
Nonostante le discussioni, la performance di Brody è stata acclamata all’unanimità, portandolo alla vittoria del suo secondo Academy Award. Il verdetto ha battuto anche le aspettative di chi vedeva in Ralph Fiennes un forte candidato, sebbene alcune voci di corridoio abbiano suggerito che alcuni votanti abbiano erroneamente creduto che Fiennes avesse già vinto in passato, penalizzandolo nel conteggio finale.
Indipendentemente dalle dinamiche dietro le quinte, Adrien Brody ha offerto una delle migliori interpretazioni dell’anno, meritando pienamente il riconoscimento ricevuto. La sua performance in The Brutalist si aggiunge alla sua già impressionante carriera, consolidando ulteriormente il suo status di attore di altissimo livello.