Recentemente il governo francese Hollande ha predisposto una riduzione dell’IVA sui biglietti del cinema emessi dal 7% al 5%, il ministro dei beni culturali ha l’auspicio di favorire così la settima arte, il prezzo del biglietto diminuirà.
La crisi d’oggi colpisce davvero tutti, non da meno le grandi imprese quali il cinema; Hollywood che da anni sulla cresta dell’onda sforna capolavori su capolavori, recentemente ha subito una notevole riduzione al budget dei film, non solo una crisi d’idee, (basti ricordare al nostro articolo sulle locandine copiate!), che tranne qualche sporadico numero rosso da record per qualche film, sono molte le sale completamente vuote che accompagnano i weekend cinematografici, c’è bisogno di far qualcosa, ebbene qualcuno a noi vicini ci sta pensando, perché non iniziare dal rendere il cinema più accessibile? Come? Iniziando a ridurre il costo del ticket del biglietto!
Succede in Francia, il governo di Hollande ha infatti deciso di ridurre dal 7% al 5% l’Iva sui biglietti del cinema. Il ministro francese della Cultura, Aurelie Filippetti ha affermato speranzosa che il tasso ridotto possa favorire la cultura: “Lo abbiamo fatto per i libri e il teatro. A nome del principio di neutralità tecnologica, la Francia lo ha fatto anche per l’e-book e la stampa on-line. E’ una battaglia di grande importanza”. La domanda sorge spontanea: il tasso ridotto comporterà una riduzione del costo del biglietto per lo spettatore? La sola risposta la si potrà avere nel gennaio del 2014, ma resta il dato di fatto di un atto che, pur nei suoi limiti, sostiene la cultura, la sponsorizza.
Ed in Italia? Unica parola: Pirateria; sale disperse nelle periferie, concorrenza del digitale, film poco pubblicizzati: queste in soldoni le cause di un dramma che lo scorso anno ha visto circa 23 milioni di italiani disertare i nostri cinema ormai semi-deserti. Tirano le commedie, si diceva, come i blockbuster di produzione statunitense, non va il cinema cosiddetto “di qualità”. Il pubblico non può (o non vuole) spendere e se costretto a una scelta predilige l’intrattenimento spicciolo. Lionello Cerri ha dichiarato:
“Non vogliamo piangerci addosso, più che ragionare sull’attualità, dobbiamo individuare nuovi modelli operativi per la sala, che, per sopravvivere, deve trasformarsi in centro di aggregazione. I cinema, come le piazze dei centri commerciali, devono tornare ad essere un luogo di incontro. Gli esercenti sono chiamati a trasformarsi in imprenditori culturali: devono investire maggiormente sulla comunicazione; servirsi dei nuovi strumenti tecnologici; valorizzare i film interessanti, perché troppi titoli meritevoli passano in sala nella più assoluta indifferenza. Dimostrare al pubblico che la visione di un film al cinema è tutta un’altra cosa. È anche una questione di educazione e formazione. In altre parole bisogna individuare occasioni per stanare gli spettatori nelle loro case. La sala cinematografica non deve più avere al centro il film, bensì lo spettatore.”
Un programma interessante, parrebbe, con lo spettatore al centro dell’attenzione. Ma negli ultimi dieci anni hanno chiuso 712 sale, specialmente quelle storiche, spesso ubicate nei centri storici, mentre resistono i multisala, spesso confinati in centri commerciali periferici e più simili a fabbriche de consumismo più che a cinema.