Ritorna il Sundance Film Festival, dedicato al cinema indipendente, che apre il nuovo anno cinematografico. La rassegna che si svolge a Park City nello Utah dal 22 gennaio al 1° febbraio, vanta nella sua storia nomi di grandi registi, allora alle prime armi, su tutti Quentin Tarantino e Steven Soderbergh. La giuria composta da produttori, registi, attori e critici sarà divisa in diverse categorie.
Nella categoria PARK CITY AT MIDNIGHT troviamo film in cui a fare da protagonisti sono i brividi e l’ adrenalina come It Follows (strano incontro sessuale da parte di una teenager e delle sue visioni da incubo) e Knock Knock (storia di due bellissime ragazze che entrano nella vita di un uomo sposato, trasformando la sua fantasia selvaggia nel suo peggior incubo).
Un pezzo di Italia nella categoria WORLD CINEMA DRAMMATIC COMPETITION grazie a Cloro, opera prima di Lamberto Sanfelice: storia di una diciassettenne che vive a ostia e sogna di diventare una nuotatrice di nuoto sincronizzato; la prematura morte della madre la costringe a lasciare tutto per prendersi cura del fratello e del padre malato. Dall’Australia: Slow West, viaggio di un ragazzo sedicenne alla ricerca della donna amata, e Strangeland con Nicole Kidman e Joseph Fiennes nei panni di due genitori che perdono i figli nel deserto australiano.
La categoria più attesa è la US DRAMMATIC COMPETION in cui film indipendenti americani narrativi spesso si avvalgono anche di attori di rilievo internazionale. Qui troviamo qualche risvolto thriller, quasi ai confini con l’horror. In The Witch, primo lavoro di Robert Legger che ambienta la strana scomparsa di un bambino nell’Inghilterra del 1630; in The D Train, Jack Black veste i panni dell’uomo che per la riunione del liceo, trent’anni dopo, vuole dimostrare di essere cambiato; in Unexpected, Cobie Smulders si scopre incinta. Il lungometraggio di Adam Sally, I smile black, porta sul grande schermo la storia di una madre che decide di darsi alla pazza gioia tra droghe e uomini sbagliati. L’opera di Alfonso Gomez Rejon, Me and Earl and the dying girl, narra la storia di un’amicizia forzata tra due ragazzi di cui uno malato di leucemia.
Il Sundance Film Festival è patria anche di documentari spesso difficili, come How to dance in Ohio, storia di ragazzi affetti d’autismo, che si preparano per la festa dei loro 16 anni o anche How to change the world, che mostra la nascita di Greenpeace. Film che dovrebbero rappresentare la nuova ondata nel cinema americano, che si avvalgono dell’uso di nuove tecnologie e creatività, fanno parte della categoria NEXT, che offre sicuramente punti di vista differenti e a volte anche scomodi. I due titoli di punta: Nasty Baby, storia di una coppia gay che prova ad avere un bambino avvalendosi dell’aiuto della loro migliore amica, e Take me to the river, in cui due ragazzi saranno coinvolti, dopo uno strano incontro, nei segreti di famiglia rimasti sepolti per anni.
Il Sundance non è quindi solo un festival di cinema, ma l’incontro tra diverse culture mondiali, che ci mostrano realtà non così troppo lontane e danno ai giovani l’opportunità di affermarsi e mostrarsi a un pubblico internazionale.