Maleficent, quasi esclusa dagli Oscar 2015

Il solo nominare Angelina Jolie garantisce, come minimo, un pizzico di curiosità nella maggior parte degli spettatori del globo. Eppure, il suo ultimo kolossal è stato a dir poco snobbato dalle candidature agli Oscar.  Ci si riferisce ovviamente a Maleficent, la ben nota rivisitazione della favola de La Bella Addormentata nel Bosco. Gli incassi erano stati da record: con oltre 750 milioni di dollari in tutto il mondo,  nel 2014 ha tenuto il passo dei vari X-Men Giorni di un futuro passato, Captain America The Winter Soldier e The Amazing Spider-Man 2. Altro record infranto dalla Jolie era stato quello di piazzarsi al primo posto tra i film trainati da un’unica star (per buona pace di Tom Cruise e del suo Mission Impossible – Ghost Protocol, che guidava la classifica). È stato messo tutto sulle sue spalle, infatti, il fardello di portare ancora una volta al successo una produzione Disney. Compito assolto nel migliore dei modi, conti alla mano.

Qualitativamente parlando, si potrebbe discutere del 3D o della trama completamente stravolta. Ma d’altronde, il suo fascino è proprio questo: eccessivo, caricaturale, d’impatto, diverso dalla solita favoletta della serie “il principe e la principessa vissero per sempre felici e contenti”. La Jolie ci insegna che la rabbia può portare all’esasperazione, ma anche che la malvagità può nascondere dolore e fragilità. Senza contare la morale della redenzione e del perdono. Insomma, un film a tratti pedagogico e a tratti fiabesco. Una storia che riesce a stupire pur partendo da una trama conosciuta e raccontata da secoli. La critica non era stata sempre entusiasta della pellicola, pur concordando sempre sul fatto che quel ruolo fosse stato cucito su misura per la Jolie. Che dire però dei personaggi secondari? Poco approfonditi, privi di una caratterizzazione convincente, dai contorni quasi sfumati. Ma d’altronde, non basta forse quella protagonista a dare un senso a tutto ciò che la circonda? Insomma, un film con qualche difetto ma pur sempre destinato a rimanere – con merito – nella memoria storica del cinema.

Il successo al botteghino, in ogni caso, non ha affatto impressionato la commissione, che ha finito col ricordarsene solamente a proposito dei costumi. Anna B. Sheppard, che già aveva ricevuto la candidatura per Schindler’s List e Il Pianista, è stata così investita del difficile compito di portare a casa una statuetta, l’unica a disposizione. Per sapere se ci riuscirà o meno bisognerà aspettare ancora qualche settimana. Nel frattempo, Robert Stromberg può dormire sonni tranquilli: il suo esordio in regia, tutto sommato, non si può certo definire un fallimento.

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