The Interview: non cessano le polemiche per Seth Rogen e James Franco

Che la libertà di espressione negli ultimi periodi sia un po’ limitata (si, diciamo limitata per fare i bravi) ce ne siamo accorti tutti, ed è innegabile. Senza tirare fuori argomenti troppo pesanti, i quali potrebbero giustamente allargare ferite già molto profonde, e per lo più aprire dibattiti scomodi, fastidiosi e a volte chiassosi, a seconda di quale sia l’interlocutore, si potrebbe analizzare con leggerezza e un filo di ironia (a patto che questa non crei troppi problemi) quello che purtroppo può toccare anche il mondo del cinema. Già, la nostra amata ironia, capace di colpire ogni aspetto della vita, della cultura e della società, ma capace anche di insinuarsi tra le pieghe più buie della permalosità generando spesso moti di rabbia-odio sconfinanti in una serie di dichiarazioni che spesso si avvalgono di quel carattere da cui cercano di prendere le distanze, ironiche appunto (per contenuto piuttosto che per contenitore). Al centro della polemica è ancora una volta The Interview, commedia esilerante capace di smuovere anche i vertici più alti di uno stato già abbastanza chiuso (sarà il sinonimo giusto?) come quello della Corea del Nord. Il film uscito nelle sale americane e poi successivamente ritirato (solo 200 sale indipendenti ne hanno favorito la visione), ha già fatto scalpore non tanto per il messaggio quanto per le dichiarazioni e le vicende successive alla sua prima proiezione. Pensavate che le polemiche si fossero placate?! Ebbene no! Questa volta a essere “colpito” è la 65° edizione del festival di Berlino, accusato di fomentare e istigare il terrorismo. Queste le parole di un portavoce del governo coreano, riportate dalla Televisione Centrale Koreana. Le dichiarazioni però non si sono fermate qua, cosicché il portavoce rincara la dose dicendo che la Germania in questo modo non solo ripeterebbe la sua vergognosa storia, ma che anche sarebbe un chiaro segnale di alleanza con gli USA, e che tutto questo andrebbe contro gli ideali anti-terroristici europei.

Ora qui però viene il bello. La Sony ha scelto di rilasciare il film in Germania il 5 febbraio, giorno in cui inizia la 65°edizione del festival di Berlino, il quale non vede in programma la proiezione del film, che nemmeno si trova nella lista ufficiale. Tutto questo è quindi frutto di una coincidenza, si, forse scomoda, ma comunque una coincidenza confermata anche dal direttore del festival Dieter Kosslic, che ha dichiarato :

“Mi rincontrerò con l’ambasciatore Nord coreano per spiegare che il film non ha nulla a che fare con il festival di Berlino” e ha continuato dicendo: “Siamo in contatto con la Sony, ma non abbiamo mai considerato l’ipotesi di includere The Interview nella lista dei film”

Questi sono periodi difficili per la libertà di stampa, di parola, e anche per la libertà in generale, ma è quando si vuole imprigionare l’arte che dobbiamo accorgerci di come le cose stiano effettivamente cambiando.

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