Da “Balla coi lupi” a “Balla coi tonni”, verrebbe da dire.
Molte sono state le polemiche sullo spot di Kevin Costner su una nota marca di tonno in scatola e molta la delusione delle sue fan vederlo metterci la faccia per tale tipo di sponsor. Non perché ci sia qualcosa da ridire sui tonni (forse sarebbe stato meglio vederlo sponsorizzare biancheria intima?) ma, dopo aver visto l’attore prestare il suo volto in film cult come, appunto, Balla coi lupi, Gli Intoccabili, JFK e The bodyguard (in cui recitava a fianco della cantante Whitney Houston, scomparsa nel 2012) beh, allora sì che un sex symbol come lui genera un po’ di delusione.
Poco più di due battute pronunciate sullo sfondo della costiera Amalfitana (tra l’altro anche doppiato) e tanto è bastato per far vacillare gli apprezzamenti che il pubblico gli ha sempre riservato negli anni al punto da farne divenire un idolo del cinema. Ed è proprio a seguito delle polemiche che, in un’ intervista rilasciata a Repubblica in occasione dell’ Orvieto 4 Ever, evento cui prenderà parte nelle vesti di musicista, Costner si è sentito in dovere di fornire una spiegazione.
«Non faccio pubblicità per fare soldi ma per dar vita ai miei sogni e poter fare le cose che più mi piacciono» ha dichiarato l’attore 59enne. Kevin ha poi aggiunto di avere accettato di fare da testimonial alla tanto contestata campagna pubblicitaria per devolvere i fondi che servono allo sviluppo delle tecnologie per la difesa dell’ambiente, ovvero «film sul razzismo o sui nativi americani che Hollywood si rifiuta di fare».
Difatti, tra gli ultimi progetti finanziati da Costner c’è proprio un film sul razzismo (Black and white) che a Hollywood nessuno era disposto a produrre. Ma non è la prima volta che il bel tenebroso attore, regista, produttore cinematografico e musicista rock statunitense si scontra con le grandi case di produzione per poter girare i film che gli stanno a cuore.
«Ciò che Hollywood non capisce è che anche un film come Black and white è commerciale, ma se a far da sfondo non sono esplosioni e inseguimenti è difficile far mollare loro la presa. In alcuni casi sono stato io a rimetterci in prima persona e non sono poi così ricco da potermelo permettere».
Nessun rimpianto dunque per avere deciso di partecipare agli spot del tonno in scatola, anzi, gratitudine nei confronti dell’azienda che lo ha ingaggiato e soddisfazione per aver potuto investire i guadagni in nobili progetti, come per esempio la società che ha prodotto una macchina per ripulire l’oceano dal petrolio dopo il disastro ecologico del Golfo del Messico.
«Ho dovuto spendere di tasca mia 20 milioni di dollari per poter produrre quella macchina, non ho ancora recuperato quanto speso. Non ho mai fatto nulla per soldi. Mi guida sempre il cuore in ciò che mi piace, che gli altri ci credano o no» sono state le sue parole.
A cura di Costanza Carla Iannacone.