Ryan Reynolds, noto attore di 47 anni, ha espresso il suo orgoglio per il fatto che i suoi figli possiedano passaporti sia americani che canadesi. Reynolds, che ha quattro figli con la moglie Blake Lively – Betty di quattro anni, Ines di sette, James di nove e un bambino di 15 mesi – è felice che i suoi figli siano legati alle origini dei loro genitori. La star canadese, sposata con Blake dal 2012, ha dichiarato a PEOPLE: “I miei figli, hanno anche passaporti canadesi e sentono una vera connessione con questo”.
Ryan Reynolds: l’orgoglio per i passaporti americani e canadesi dei suoi figli e il suo rapporto con l’ansia
Blake Lively, nata a Los Angeles, ha trasmesso ai loro figli un orgoglio per le loro radici canadesi. Reynolds ha raccontato che i suoi bambini amano dichiararsi “metà canadesi, metà americani” e sentono una forte appartenenza al Canada.
Oltre alla sua vita familiare, Ryan ha recentemente parlato di come l’ansia abbia influito positivamente sul suo ruolo di padre. L’attore di Hollywood ha spiegato che sperimentare l’ansia lo ha reso più “compassionevole” e capace di comprendere meglio le emozioni dei suoi figli. Reynolds ha condiviso: “Ora mi piace avere l’ansia. Perché quando vedo i miei figli sperimentare un po’ di questo, so come affrontarlo in un modo compassionevole, che in realtà permette loro di sentirsi visti. So che non posso semplicemente sistemarlo. E posso comunicare tutte quelle cose a loro e con loro. Sono sempre grato per questo”.
L’esperienza dell’ansia non ha solo migliorato il suo rapporto con i figli, ma ha anche avuto un impatto positivo sulla sua carriera professionale. Ryan ha spiegato che la sua tendenza a pensare costantemente al futuro e a immaginare vari scenari lo ha reso un attore e un produttore più consapevole. Parlando del suo lavoro, ha detto: “Il mio lavoro ne beneficia molto. Le persone che hanno l’ansia pensano costantemente al futuro. Sei costantemente: ‘E se questo accadesse? E se succedesse?’ Ti racconti sempre storie. Quindi quando stiamo girando ‘Deadpool and Wolverine’, non sto solo girando il film, sono anche seduto tra il pubblico come un critico cauto che dice: ‘Non mi piace. Non lo compro.’ Quindi l’ansia crea quell’ecosistema di consapevolezza che altrimenti non [avrei]”.
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