Il regista Giorgio Amato (Circuito Chiuso, The Stalker) non ha peli sulla lingua quando si tratta di parlare di attori (la collaborazione con Fortunato Cerlino, protagonista di Gomorra, non deve essere stata affatto ‘idilliaca’), addetti ai lavoro (“Uscire con un film indipendente è difficile, i distributori non ti rispondono nemmeno alle e-mail!”, ha dichiarato) e del mondo del cinema italiano in generale (“Parliamoci chiaro, in Italia il regista lo fa chi può permetterselo”). Il suo prossimo film, Il Ministro, è una piccola produzione che riuscirà ad uscire nelle sale il 5 maggio 2016 in 20 copie grazie a Lucy De Crescenzo della Europictures.
La maggior parte del film è girato in un appartamento, in occasione di una cena durante la quale Franco (interpretato da Gianmarco Tognazzi) intende corrompere un importante Ministro (Fortunato Cerlino). La serata tuttavia prende una piega inaspettata e tutti i presenti mostreranno senza alcun ritegno fino a che punto sono disposti ad arrivare pur di salvaguardare i propri interessi. Nella Casa del Cinema di Roma, durante la conferenza stampa di presentazione del film, il regista ha spiegato che il suo intento non era parlare di corruzione, quanto piuttosto porre una domanda allo spettatore: chi non si comporterebbe come i suoi personaggi (ispirati, nella caratterizzazione, a I Mostri di Dino Risi) se avesse un ‘amico’ davvero importante? Cosa si è disposti a fare per conservare i propri privilegi? Proprio questo aspetto, d’altronde, ha colpito il protagonista Tognazzi:
“Ho riconosciuto la critica sia ai personaggi che alla società, tuttavia in una chiave di commedia e questo mi è piaciuto molto”.
Amato ha raccontato che l’idea della storia (è sua anche la sceneggiatura) gli è venuta a Roma, mentre era fermo ad un semaforo ad ascoltare la canzone “Il Re fa rullare i tamburi” di Fabrizio De Andrè. Pensandoci su, il regista si è reso conto che la cronaca moderna e la storia di sovrani e marchesi non erano poi molto distanti. In una settimana il copione era pronto e non ha subìto modifiche fino al primo giorno delle riprese. Un altro record è legato proprio a quest’ultime: l’intera pellicola è stata girata in solo 3 settimane per ragioni di budget. Ma se avesse avuto risorse più cospicue, Amato cosa avrebbe cambiato del film?
“Avrei lavorato di più con i singoli attori, che comunque sono stati eccellenti. Il più delle volte era buona la prima. Poi, forse, avrei scelto un’ambientazione storica, magari il 1600, per enfatizzare il fatto che nella sceneggiatura non sarebbe cambiato nulla nonostante il salto di 400 anni”.
Se il cast (alla conferenza erano presenti, oltre ad Amato e Tognazzi, anche Alessia Barela, Edoardo Pesce e Ira Fronten) si è unito ai complimenti del regista per questo piccolo ma ambizioso progetto, parole positive sono state spese anche per le musiche scelte da Eugenio Vicedomini: dovevano richiamare gli anni ’60-’70 e in particolar modo le atmosfere goliardiche di quest’ultimo decennio e l’intento, a quanto pare, è stato centrato in pieno. Sono solamente i personaggi, nella loro meschinità, a non ricevere plausi. L’unico a prodigarsi in una tiepida difesa è Edoardo Pesce:
“Mi fanno tenerezza questi personaggi, sono vittime di un sistema aggressivo e cinico, non fanno altro che tenersi a galla”.