Latin Lover: conferenza stampa con Cristina Comencini ed il cast

È stato presentato questa mattina alla stampa italiana Latin Lover, nuovo film di Cristina Comencini (Va’ dove ti porta il cuore, Il più bel giorno della mia vita), commedia corale con un cast internazionale, che segna l’ultima apparizione cinematografica della grande Virna Lisi.

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Ad accompagnare la regista, era presente la cosceneggiatrice Giulia Calenda, il fotografo Italo Petriccione e parte del nutrito cast: Francesco Scianna, Angela Finocchiaro, Neri Marcorè, Lluìs Homar, Pihla Viitala, Marisa Paredes, e la cantante Nadeah Miranda.

Nel film si racconta la storia di un attore del passato, Saverio Crispo, e della sua famiglia allargata.

Le donne della sua vita, mogli e figlie, si radunano nella grande villa del paese dove l’attore è nato, per commemorare il padre, a distanza di un decennio dalla sua morte.

Da qui una serie di colpi di scena, scheletri nell’armadio e nuove sconcertanti rivelazioni sulla figura dell’amato attore.

Da cosa è nata l’idea di fare questo film?

Cristina Comencini: L’idea del film nasce dalla voglia di raccontare la relazione tra le donne, figlie e mogli, con una figura mitica di uomo. All’inizio non avevo neanche pensato che la figura del padre dovesse essere un attore, poi mi è venuta questa idea e l’ho messa in atto.

Ho pensato di mischiare questa relazione, che secondo me è universalmente complicata interessante e misteriosa, ovvero quella col padre/marito, con il cinema.

Quindi di unire la figura lontana di quest’uomo, con la lontananza divistica, la lontananza dello schermo, facendo insieme a questo discorso sulle relazioni anche un discorso sul cinema. Questa la base iniziale da cui siamo partite io e Giulia Calenda, dopodiché abbiamo trasformato il soggetto in una commedia. Pensavamo che fosse il registro migliore, perché l’idea di base era quella di suscitare libertà, come la suscita il cinema e come in fondo il cinema influenzando questo film la suscita tra queste donne nei confronti dell’uomo.

Avete seguito un canovaccio, o uno script preciso? Quanta importanza è stata data all’improvvisazione?

Giulia Calenda: No, nessun canovaccio, avevamo una sceneggiatura precisa e l’abbiamo seguita fedelmente. Soprattutto per un fatto tecnico, parte del cast è straniera, non conosce bene l’italiano, perciò non potevamo dedicare molto all’improvvisazione. È stato un film molto scritto, ben nove stesure prima della finale, ma la sceneggiatura è stata rispettata molto. Non c’è stato un lavoro d’improvvisazione, ma c’è stata molta armonia sul set.

Avete fatto un interessante lavoro di ricreazione di vecchie pellicole, ce ne potete parlare?

Italo Petriccione: Be’, finalmente l’occasione di fare qualcosa in bianco e nero. Sono trent’anni che faccio questo mestiere e sono trent’anni che continuo a chiedere: ma facciamo un film in bianco e nero? E puntualmente mi viene risposto di no. E quindi, quando Cristina mi ha detto che c’erano da rifare tutto il repertorio di Saverio, appoggiandosi a vecchi film famosi senza però farli uguali, ma con lo stesso taglio e inquadrature, lo stesso formato, in colore o bianco e nero a seconda delle situazioni, mi è sembrato il regalo più bello della mia vita.

Il film è un chiaro atto d’amore nei confronti di una stagione indimenticabile del cinema italiano, gli anni cinquanta e sessanta, di cui vengono citati alcuni capolavori. Qual è il vostro rapporto con quel cinema?

Cristina Comencini: È il cinema da cui veniamo tutti, direi non solo gli italiani ma tutto il mondo viene da quel cinema italiano. È chiaro che c’è una sorta di piacere nel rimetterlo in scena,. Noi abbiamo goduto moltissimo nel rifare quei pezzi di film e anche lanciando citazioni così che il pubblico possa divertirsi a indovinarle. Dietro c’è una grande passione, ma non è un film nostalgico sia chiaro. Il mio intento era quello di far capire quanto fossero grandi nella loro epoca, liberi di fare cinema di tutti i tipi, liberi di sperimentare e rischiare.

Com’è stato lavorare con Virna Lisi. Che in questo film ha quella grazia speciale che incanta.

Cristina Comencini: Io ho sempre proiettato su di lei il personaggio della madre. La madre italiana che allo stesso tempo ha questa volontà granitica di tenere insieme la famiglia, e allo stesso tempo ha un passato di dolori, sofferenza ma anche ricordi felici. Lei è stata bravissima nel trasmettere queste emozioni, rendendo il personaggio vero. È stata grande, come sempre. E ci manca.

Nel film il tema di base è la sorellanza, come sono i vostri rapporti con le vostre sorelle?

Marisa Paredes: Io ho una sorella, che è più grande di me. Con lei c’è sempre stata molta complicità ma anche molta rivalità tra noi due. Eravamo spesso in competizione, io desideravo ciò che aveva lei e viceversa, e da questo scaturivano guerre. Invece ora che mia madre non c’è più, lei ha preso il ruolo della mamma, e queste dinamiche si sono pacate con naturalezza e ora siamo assolutamente indispensabili l’una per l’altra.

Pihla Viitala: Io ho tre sorelle, quindi per me non è stato difficile immedesimarmi nel mio personaggio. Per quanto riguarda Virna, lei con me si è raccontata molto e io sono felice di aver potuto ascoltare i ricordi di questa grande attrice. Grazie Virna.

Neri Marcorè: Io sono figlio unico. Ma ho il microfono solo perché volevo parlare anche io.

Francesco, tu sei il protagonista, anche se in realtà appari solamente negli spezzoni dei vecchi film che vengono mostrati e lì interpreti sempre qualcosa di diverso. Come ti sei trovato in questo ruolo particolare?

Francesco Scianna: Nel film si parla sempre di Saverio, quindi la sua presenza c’è, si percepisce. Io in realtà mi sono molto divertito, per me è stata una sfida eccezionale, perché riuscire a rendere credibile un personaggio di questa forza con lo spazio che ha non era semplice. È stato divertentissimo passare da un registro all’altro, fare tutti questi personaggi… io la definisco una palestra emotiva, perché abbiamo girato la mia parte prima di tutte le riprese, abbiamo fatto in quattro giorni tutta la parte del montaggio e facevamo circa sei scene al giorno, quindi era veramente abbastanza schizofrenico come lavoro. E l’intuizione geniale di Cristina per me è stata quella di seguirmi con la camera anche in camerino o al trucco, perché quello è lo spirito del personaggio. Sentirsi sempre la camera addosso, il bisogno di quest’attenzione di questo amore, delle luci. Io l’ho vissuta come una grande gioia, mi sono molto divertito, più che in altri lavori che ho fatto.

La voce meravigliosa e calda di Nadeah compare verso la fine del film in un duetto con Scianna, come ti sei trovata in questo film?

Nadeah Miranda: È stata un’esperienza singolare e straordinaria, trovarmi in questa situazione dove si parlava italiano, inglese e spagnolo, c’era un po’ di confusione. Il mio compagno è italiano e mi dispiace molto ma ho deluso la sua aspettativa di imparare l’italiano perfettamente alla fine delle riprese. Che altro dire, mi sono trovata circondata da attori di grande e sono davvero grata a Cristina di avermi dato questa opportunità. È stato un dono poter gettare uno sguardo in un mondo che non conoscevo.

Una domanda per Marisa Paredes. Cosa ha cercato di portare nell’interpretazione del suo personaggio dalla tradizione spagnola?

Marisa Paredes: Volevo portare lo spirito spagnolo, senza però esagerare, perché sarebbe stato troppo. Per me è stata una gioia fare questa commedia, perché spesso giro molti drammi, con lacrime disperazione. E quando ho letto questo copione mi sono detta, finalmente una commedia. E poi è stata un’esperienza meravigliosa recitare al fianco di Virna. (qui si commuove e conclude l’intervento).

Al cinema da giovedì 19 Marzo, il film sarà distribuito in 300 copie distribuite da 01 Distribution.

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