Gravity, film di prossima uscita con la regia di Alfonso Cuarón, è stato recentemente protagonista di una nostra recensione, scritta con entusiasmo e con l’incredibile fascinazione che un titolo simile è in grado di dare allo spettatore.
A pochi giorni dal rilascio nelle sale (4 Ottobre per gli U.S.A. e 3 Ottobre per le sale cinematografiche italiane), il regista ci regala una splendida e interessantissima clip sulla lavorazione del film. In questo behind the scenes possiamo percepire l’impegno profuso dal regista nel girare Gravity, anche in termini di ricerche fisiche su quanto e come avvenga nello spazio.
C’è una frase che colpisce piuttosto fortemente, una su tutte, ed è proprio all’inizio del clip: «Volevamo immergerci nell’esperienza. Si è seduti al cinema, ma ci si sente come se si stesse fluttuando nello spazio». Con queste parole, Cuarón fa una dichiarazione di intenti, e non si può dire che non sia riuscito in questi. Cuarón è consapevole che Gravity sia un film con alcuni “errori”. Lo Space Shuttle non è più in funzione, ma è nell’immaginario collettivo e nelle nozioni di tutti come il mezzo per andare nello spazio. Ecco perché ha scelto comunque questo tipo di veicolo per condurre i protagonisti in orbita. La migliore documentazione che ha avuto è la quella dell’Hubble, filmata in 3D della N.A.S.A. che ha attivamente collaborato alla realizzazione del film. «Volevamo esplorare i modi in cui gli astronauti si muovono nello spazio, e l’incredibile follia che è il principio di azione e reazione quando si è in condizioni di gravità zero, senza resistenza»; su questi principi, infatti, si svolgono le scene più convulse e incerte del film, con elaborazioni digitali indiscutibilmente d’effetto, che rendono pienamente l’idea. “L’incredibile follia del principio di azione e reazione” sono parole che sanno di emozione, anche da parte di chi ha studiato quelle riprese.
Candy Coleman (astronauta e consulente per Gravity) ci spiega quale fosse una delle cose più incredibili che poteva capitarle: anche spingersi minimamente contro una parete interna della navetta poteva portare a una reazione di fluttuazione indefinita, ma nemmeno muoversi con quella pesantissima tuta era facile. Da parte di Mike Massimino (astronauta e presente nel docufilm Hubble 3D) invece arriva il complimento migliore che potesse essere fatto a questo film: «Beh… Qualcuno ha fatto i compiti a casa, perché tutto è esattamente come era nella nostra missione».
Un’altra interessante dichiarazione di Cuarón riguarda proprio l’esperienza sensoriale che sicuramente colpisce lo spettatore: «L’esperienza sensoriale è importante quanto l’avventura del personaggio; quando vedi quello in uno schermo di quel genere, vai a vedere ogni singolo e minimo dettaglio». Ed è esattamente quello che accade, perché le immagini della Terra dallo spazio sono una emozione che coinvolge chiunque. Si distinguono le aree del pianeta… Ma si percepisce anche la distanza tra questo e il personaggio. Senza contare quell’infinito silenzio che è assordante quanto il respiro affannato di Ryan, quando inizia l’azione vera e propria e ci ritroviamo a seguire la protagonista nel suo girare e rigirarsi a trecentosessanta gradi, senza possibilità di fermarsi. Siamo persi e disorientati con lei.
Lo scopo di questo behind the scenes è quello di invitare lo spettatore a vivere l’esperienza di Gravity in IMAX 3D, ma quello che ne traspare è, soprattutto e come detto prima, l’incredibile studio che c’è stato dietro. A dir poco valevole di una simile visione.