Spiegazione del Finale di The Alto Knights: La Faida tra Costello e Genovese

La storica faida tra boss a New York.

Immagine Copertina Spiegazione del Finale di The Alto Knights: La Faida tra Costello e Genovese

Il nuovo film drammatico The Alto Knights, ambientato nel mondo criminale del 1957, porta sullo schermo l’aspra rivalità tra due figure chiave della mafia newyorkese: Frank Costello e Vito Genovese. La pellicola esplora le profonde radici di questo scontro, narrato dal punto di vista di Costello, all’epoca capo della potente famiglia Luciano, svelando gli eventi cruciali che segnarono la loro ostilità.

La storica faida tra boss a New York.

La narrazione prende avvio da un drammatico evento del 1957: un attentato alla vita di Frank Costello. Mentre rientra nel suo palazzo, viene raggiunto da un colpo di pistola alla testa. Miracolosamente, Costello sopravvive, riportando solo ferite superficiali. Questo episodio scuote l’opinione pubblica, consapevole del suo ruolo di vertice nella criminalità organizzata di New York, e accende i riflettori sulla pericolosa tensione interna al mondo malavitoso.

Nonostante la gravità dell’accaduto, Costello decide di non rivelare l’identità dell’aggressore alle autorità, pur sospettando fortemente del suo ex amico e socio, Vito Genovese. Preferisce gestire la questione a livello personale, evitando intrusioni legali nella sua vita. Questa scelta introduce un flashback sulla gioventù dei due, immigrati italiani unitisi sotto l’ala di Lucky Luciano, fondatore della moderna Mafia americana, e sulla loro ascesa nel club sociale Alto Knights, da cui il titolo del film.

Fin da giovani, le loro aspirazioni divergevano: Costello ambiva a una vita rispettabile e a investire in attività legali, mentre Genovese era attratto dal potere e dall’azione criminale. Questa differenza si acuì quando, dopo l’arresto di Luciano e la fuga di Genovese per omicidio, Costello assunse la guida della famiglia, consolidando il suo impero durante il Proibizionismo. Il ritorno di Genovese anni dopo, desideroso di riprendere il comando ma trovando Costello saldamente al potere e supportato dalle altre famiglie, trasformò l’antica amicizia in una pericolosa rivalità alimentata dalla crescente paranoia di Genovese.

La paranoia di Genovese lo spinse a ordinare l’eliminazione di Albert Anastasia, successore designato da Costello, un atto di estrema violenza che rese insanabile la frattura. Comprendendo l’impossibilità di una riconciliazione, Costello architettò una strategia risolutiva ma non violenta. Convocò un summit dei principali boss mafiosi ad Apalachin, invitando Genovese, ma informò anonimamente la polizia. Mentre lui stesso ritardava ad arte il proprio arrivo, le forze dell’ordine intervennero, smascherando l’esistenza della Mafia americana e portando all’arresto di numerosi capi, incluso Genovese.

L’incontro di Apalachin segnò l’inizio della fine per molti dei presenti. Vito Genovese fu condannato a una lunga pena detentiva e morì in carcere nel 1969. Anche altri boss furono assicurati alla giustizia, indebolendo significativamente la Commissione mafiosa. Frank Costello, pur affrontando una condanna per evasione fiscale, riuscì a ritirarsi a vita privata, dedicandosi al giardinaggio fino alla sua morte per cause naturali nel 1973, chiudendo un’era turbolenta della criminalità organizzata.

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