Womb – La recensione in Anteprima

Locandina Womb

In uscita nelle sale italiane, Womb, venerdì 31 Agosto grazie alla Bolero Film anche il nuovo film del regista ungherese Benedek Fliegauf, girato nel 2010 e incentrato su una grande storia d’amore e su un tema controverso come la clonazione, con una splendida Eva Green, che con il suo sguardo magnetico riesce a catturare lo spettatore fino alla fine. Rebecca è una dolce e graziosa bambina che ha una tenera storia d’amore con Tommy interrotta dalla partenza di quest’ultimo per il Giappone, ma riannodata dal suo ritorno dopo ben dodici anni di lontananza. La giovane coppia si ricongiunge e ognuno vive per l’altra, fino alla sciagurata tragedia in cui Thomas perde la vita in un incidente: un camion lo travolge ed è finita per sempre.
Rebecca cade in una tremenda depressione che le toglie ogni minima traccia di vitalità e ne esce solamente quando un barlume di speranza si accende nei suoi occhi: la clonazione. Si reca allora al Dipartimento di Replicazione Genetica per farsi impiantare le cellule che daranno vita al nuovo Thomas per crescerlo dentro di sè e poterlo amare come una volta. Si rifugia così in un piccolo paese della costa e la vita con il piccolo Tommy è colma di gioie e piccoli miracoli e lei vi si dedica anima e corpo, ma sa che non potrà proteggerlo per sempre dai pregiudizi della gente e da lui stesso, quando si accorgerà di essere il clone del suo amato. 

Quando poi il bambino raggiunge l’età in cui Thomas morì, si innamora di una coetanea e scopre il sesso, il già fragile equilibrio di Rebecca si spezza e capisce che non potrà mai più essere felice come un tempo. Womb sarebbe uno dei pochi film che tratta un tema assai controverso come la clonazione in modo originale e mai invasivo, se non fosse per un finale in cui gli avvenimenti si succedono in maniera troppo rapida, creando solo confusione e ancora più interrogativi.

Scena tratta dal film Womb (2012)

Ciò che colpisce in questo film così pieno di temi controversi come Womb è il limbo, fisico e sentimentale, in cui sembrano muoversi i personaggi. Mancano completamente i riferimenti spazio-temporali. Il regista ha scelto come location la fredda costa del Nordest della Germania, ma a giudicare dalle scarse informazioni che il film fornisce e dalla lingua utilizzata,  il film sembra ambientato in una Inghilterra del futuro molto simile a quella creata dallo scrittore Kazuo Ishiguro nel suo romanzo “Non lasciarmi”. Infatti con l’agghiacciante romanzo drammatico anglogiapponese Womb condivide la presenza dei cloni, accennata in più occasioni in cui ci si riferisce ai bambini nati con questa pratica come a ‘copie’, anche se qui manca ogni forma di struttura o controllo che regoli l’esistenza dei cloni distinguendoli dagli esseri umani. Ma questo è un elemento che, seppur interessante, non viene approfondito. L’interesse del regista si concentra solo sul piano sentimentale della storia. Gli spazi immensi, le praterie incontaminate, le spiagge deserte sono teatro di una relazione amorosa che prosegue anche dopo la morte, la presenza fisica degli attori è veramente ridotta all’osso e la lentezza della narrazione viene resa tramite l’uso ripetuto di campi lunghissimi, sospensioni e silenzi a volte troppo pesanti.

Scena tratta dal film Womb (2012) #2

Regia e sceneggiatura vanno via in coppia d’amore e d’accordo, con una colonna sonora che quasi rispetta la storia senza mai invaderla con motivazioni troppo decise e colpisce soprattutto il personaggio di Rebecca, la sua facilità di accettare la morte di Thomas, forse anche troppo poco sofferente nella tragedia. Il personaggio di Rebecca è diverso dalle altre donne, è unico anche nel suo non perdere tempo ad abbandonarsi ai rimorsi e ai ricordi. Naturalmente il film, vista la delicatezza del tema trattato, è stato oggetto di forti polemiche e critiche, però bisogna dire, a suo discapito, che il giovane regista ha saputo semplificare e sensibilizzare l’argomento grazie ad una meravigliosa storia d’amore che riesce ad emozionare ed a far riflettere. Ottimo anche il lavoro sulla ricostruzione dell’ambiente, supportato da una fotografia egregia, opera di Péter Szatmári. La luce bluastra, tenue e pastellata, invade la natura immersiva che fa da sfondo al dramma umano e che rappresenta uno dei punti di forza del film.

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