Dopo l’inaugurazione di ieri sera con Birdman, (che ha visto i protagonisti non molto convinti a rapportarsi con il pubblico) che ha dato avvio al festival di Venezia, e dopo aver visto vip nostrani (di cui tanti scontati) e non, nella seconda giornata, viene subito presentato il primo dei 4 film francesi in Concorso (la Francia non si porta a casa un leone d’oro da circa 20 anni); si chiama La Rançon de la Gloire, di Xavier Beauvois, basato su una storia vera.
Siamo nel 1977 e il film parla della storia di due amici, stranieri e abitanti della Svizzera francese; Eddy, appena uscito dal carcere e Osman, che lo ospita, come problemi economici ingenti.
Essi decidono di rubare la bara di Charlie Chaplin, sepolto qualche giorno prima, per poter fare finalmente la vita serena che desidererebbero; ma hanno fatto i conti senza l’oste, ovvero che si dimostrano alquanto imbranati per quello che riguarda la richiesta del riscatto.
Beauvois ha cercato di dare una motivazione più sensata al rapimento della bara, rispetto al livello, diciamo, superficiale, di quello che è successo in realtà; un omaggio all’uomo umile che cerca di farsi comprendere da un mondo che non lo comprende.
Il film non ha particolari exploit, ma si dimostra molto equilibrato, sia nel delineare i due amici, che non potendosi concedere il lusso di avere finanziamenti dalle banche (come desidererebbe Osman per curare la moglie a far studiare la figlia) e di potersi riscattare in modi semplici e onesti, decidono di fare il grande passo del rapimento con il maldestro riscatto, tralasciando le inevitabili conseguenze di arresto, gestite più dal maggiordomo della famiglia Chaplin, che non dagli investigatori svizzeri.
L’equilibrio riguarda anche il modo di proporre al pubblico un film del genere; è tra il lugubre e il cinico, tra la punta di ironia e la speranza di una nuova vita.
Questo film molto blando, da anche la possibilità di un riscatto; i giudici cercano di capire i veri motivi che hanno spinto i due a compiere tale gesto, quando la figura di Charlie Chaplin affascina ancora il pubblico, e provoca nostalgia.
In una pellicola, che contiene al suo interno lunghi silenzi (anche troppi, sembra che non sapevano come occupare il tempo per certi versi) a volte occupati dalla colonna sonora incalzante, si rivela una piacevole visione senza impegno, che vede protagonisti Benoît Poelvoorde, Roschdy Zem, Séli Gmach, Chiara Mastroianni, e Nadine Labaki.
Votazione complessiva: 2 su 5!
Articolo di Mara Siviero